TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K., di Agota Kristof
Recensione 1
Appena finito di leggerlo, per la seconda volta. Come può cambiare il giudizio su un libro dopo una ventina di anni! La prima volta mi aveva turbato, confuso, perfino disturbato.
Mi ero sentita trascinata a forza su un terreno scabroso, mi pareva che la Kristof volesse sollecitare furbescamente la mia curiosità, mi era sembrato tutto molto artificioso e sforzato. Insomma: non avevo capito una cippa (scusate il francesismo!).
E non ho neanche l’attenuante della giovane età, ero già grandina! Insomma un abbaglio colossale: in questo libro non c’è una riga di troppo, una parola sprecata, un’emozione inutile. Tutto funziona alla perfezione, il racconto è duro e credibile, tanto più duro quanto più credibile!
A volte è giusto avere fiducia nei libri, soprattutto in certi libri, lasciarsi guidare da loro, non cercare di dominarli ma assecondare i tempi dell’autore; spesso si verrà ricompensati. Questa volta sono riuscita a farlo e ne sono felice. E adesso mi vado ad inginocchiare sui ceci per tutte le volte che ne ho parlato con fastidio!
Recensione di Elena Gerla
Recensione 2
Mi avevano detto che fosse un bel libro, da anni nella mia libreria in attesa di essere letto… Mi avevano detto che era triste, duro.. per questo motivo ho sempre rimandato, pensavo fosse pesante..
Alla fine, finalmente l’ho letto e quasi rimpiango di non averlo fatto prima…
E’ vero, è duro, anzi durissimo, crudele, spietato ma di una bellezza sconvolgente.
Sono tre romanzi in uno, la storia di due gemelli durante la seconda guerra mondiale in una città dell’est europeo, presumibilmente ungherese.. Lucas e Claus i nomi dei due fratelli (l’uno l’anagramma dell’altro).. la prima parte scritta in prima persona plurale (noi – i gemelli che nella prima parte vivono esperienze simbiotiche e indifferenziate.. non compare mai neanche il nome di nessuno dei due..), la seconda parte scritta in terza persona singolare (la storia narrata da Lucas, solo uno dei due gemelli dopo la separazione) e la terza parte scritta in prima persona singolare (la storia narrata da Claus, l’altro fratello)… una curiosità: tre traduttori, uno per ciascuna parte del romanzo..
Tre diverse verità , tre diverse menzogne, tre diverse realtà, tre diverse storie che ruotano intorno agli stessi personaggi.. ma quale delle tre è reale? Presumibilmente l’ultima…
La scrittura asciutta e immediata di Agota Kristof è potente e cattura il lettore pagina dopo pagina… lo accompagna in un viaggio immaginario in cui si parla di guerra, di famiglia, di solitudine, che non lascia speranza fino all’ultima riga “Il treno è una buona idea”..
Cos’altro dire? Originale, sconvolgente, emozionante, strepitoso… assolutamente consigliato…
Recensione di Simona Di Chiara
Recensione 3
” Sono convinto, Lucas , che ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient’altro . Un libro geniale o un libro mediocre, non importa , ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia.”
Agota Kristof ha scritto un libro (una trilogia) geniale, minimale e micidiale , lasciando sulla terra un’impronta indelebile ed ogni lettore conserverà per sempre nell’animo e nella testa le sue parole gelide ma intense e forti e incisive come uno schiaffo o un morso che lascia il segno.
Il primo libro della trilogia ” Il grande quaderno ” è un diario con dei piccoli racconti , piccole storie di due gemelli protagonisti dell’intera trilogia che sono in parte autobiografici ma sapientemente romanzati dell’autrice che visse con suo fratello nell’Unigheria della seconda guerra mondiale.
Agota utilizza la forma della metafora per raccontare la parabola del socialismo in un paese satellite dell’Urss dove la burocrazia cieca, la repressione , la povertà e la chiusura al mondo vengono descritte con poche parole che evocano immagini di orrore cupo, di carne e sangue .
Diventa una fiaba nera con un eccellente esercizio psicoanalitico dove è presente : il doppio (la dualità) l’identità materna e la sessualità. Scorre anche la filosofia fra quelle righe, che tocca la morte , la verità e il senso del possesso.
Gli altri due libri della trilogia : “La prova” e “L’ultima menzogna” hanno uno stile più letterario ma sempre al limite dell’anoressia per il linguaggio asciutto.
Leggendo, sono rimasta quasi intrappolata in un labirinto dove cercavo di districarmi per trovare la strada della verità per capire dove era il delirio, dove la vita vissuta e dove quella immaginata.
Il finale dona la rivelazione forse inaspettata ma che lascia sospesi in balia di emozioni forti.
Recensione di Maria Pina Chessa
TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K. Agota Kristof
Presente nelle 10 recensioni più cliccate del 2019
Consigliato dalla Libreria del Convegno Milano
TRILOGIA DELLA CITTÀ DI K. Agota Kristof
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