TRIO. Storia di due amiche, un uomo e la peste a Messina, di Dacia Maraini (Rizzoli)
Una lettura lieve e delicata come può esserlo la grana di una granita di mandorla fatta bene, mangiata su una terrazza. Il titolo condensa una storia d’amicizia, nata fra un punto di ricamo e l’altro dentro un convento di una Sicilia settecentesca, all’ombra di una suora che insegna, controlla, disegna, legge.
Tutte cose proibite ,allora, ad una donna. Possibili, invece, nella reclusione monastica. Le due amiche, molto diverse per indole e status sociale, rievocano attraverso lettere semplici e spontanee i loro ricordi d’infanzia, le loro imprese segrete, le lezioni di cucito e di cucina. Ai flash back del passato alternano il racconto del quotidiano presente, che le vede l’una a Palermo e l’altra a Messina, ai due capi estremi dell’isola.
Corrispondenza che non si può dire fitta, portata com’è a dorso di mulo, ma costante come il loro intenso, affettuoso, fortissimo legame, che nemmeno la peste, dilagata nel frattempo sull’isola mette a repentaglio, e nemmeno incrinata per un attimo, dall’amore condiviso per lo stesso uomo, cosa forse ancora più devastante di un’epidemia.
Marito dell’una ed amante dell’altra, costui è adorato e teneramente coccolato, viziato e perdonato, di una bellezza prorompente, sempre inquieto, diviso ed intristito, fra le due donne, fin troppo pazienti. Lo scriversi ed il raccontare lo scorrere reciproco di giornate monotone e solitarie, monotonia intervallata da qualche presenza che va e che viene, da piccoli episodi senza importanza, da letture di avventure e sogni, diventa per Agata ed Annuzza un modo per sopravvivere all’isolamento forzato in case campestri, che le vede sfollate per sfuggire al contagio dilagante.
Sullo sfondo l’eco di una tragedia in corso ma che è lontana, tenuta distante- monatti, cadaveri su carri, untori, paura, devastazioni e saccheggi nei palazzi nobiliari incustoditi-corpi mummificati nel convento dei Cappuccini- mentre le nostre due si confidano, non solo gioie e tristezze ma anche cosa mangiano e cosa bevono.
Al di sopra di tutto, anche dell’amore, la loro sorellanza, un rapporto sacro, eterno che resiste ad ogni cosa e sopravvive, in una strana ed inconsueta armonia, anche al più classico dei triangoli.
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