TRISTE, SOLITARIO Y FINAL, di Osvaldo Soriano
Una storia che è una dichiarazione d’amore per le atmosfere del cinema degli anni quaranta, un commosso omaggio letterario che suggerisce riflessioni anche al di là della nostalgia e fa vibrare la simpatia per quegli eroi “sul viale del tramonto” che tanta difficoltà trovano ad accettare lo spengersi delle luci della ribalta. Per dovere di cronaca va però ricordato che, riguardo alla figura di Stan Laurel, l’autore si prende molte libertà, visto che il vecchio Stanlio non morì affatto dimenticato, ma la morte di Hardy e le precarie condizioni di salute lo avevano costretto, da qualche anno, a rallentare il suo impegno nel cinema, nel quale comunque aveva mantenuto prestigio e fama.
Poetico e a tratti surreale, il romanzo di Soriano presenta una galleria di simpatici perdenti ai quali non nega mai dignità e solidarietà: consiglio la lettura, per altro molto agile e veloce, prima di tutto ai cinefili e poi a tutti coloro che siano alla ricerca di un titolo diverso, godibile e un po’ malinconico, proprio come un vecchio film in bianco e nero.
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