TURBINE Juli Zeh 

TURBINE, di Juli Zeh

 

L’occasione per creare il mondo narrativo di questo suo lavoro l’autrice la trova nella caduta del muro di Berlino. In realtà sarebbe potuta derivare da qualsiasi altro proclama di rivoluzione in qualsiasi parte del mondo. Il testo infatti racconta, nello specifico, quello che succede agli abitanti di un piccolo paesino ex DDR ma, in generale, si riferisce a tutti coloro che si trovano al centro di un sovvertimento politico quando le speranze riposte in un futuro migliore devono confrontarsi con la realtà, ridimensionandosi, annullandosi o, addirittura, rivelandosi ingannevoli.

Per sviluppare appieno le connessioni tra tutti i protagonisti le circa 600 pagine sono necessarie e comunque risultano sempre scorrevoli. Non ci sono eroi ed antieroi, ci sono semplicemente esseri umani, ricchi di contraddizioni, in continua tensione tra il bene e il male, sofferenti per questo ma lo stesso incapaci di liberarsi dalle catene del proprio io.

Scrittura del tutto priva di giudizi morali, demanda al lettore lo sforzo di capire, in base alle proprie simpatie o antipatie, con chi schierarsi di volta in volta, e quasi si diverte a fargli scoprire di doversi pentire della scelta fatta.

L’unica vera pecca è rappresentata dal capitolo finale, talmente decontestualizzato rispetto al resto del testo, da far sperare che sia stato aggiunto a posteriori dietro le pressioni dell’editore convinto che per vendere di più fosse necessario stemperare nella fiaba la chiusura ideata dall’autrice.

Consiglio imprescindibile: strappare queste ultime pagine prima di iniziare la lettura. Chi deve leggere Turbine? Chi vuole una conferma alla propria convinzione che le rivoluzioni politiche che non sono precedute dalla evoluzione sociale fanno sognare le masse ma si rivelano funzionali alle gerarchie che alla fine riescono a conservare immutato o a indirizzare come meglio gli conviene lo stato delle cose.

Recensione di Marco di Sano
TURBINE Juli Zeh

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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