TUTTI SU QUESTO TRENO SONO SOSPETTI Benjamin Stevenson

TUTTI SU QUESTO TRENO SONO SOSPETTI, di Benjamin Stevenson (Feltrinelli – febbraio 2024)

Ernest Cunningham ha avuto un notevole successo con il suo romanzo “Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno” ma adesso è in crisi: ha ricevuto un cospicuo anticipo per un secondo libro che però non viene fuori. L’occasione buona sembra giungere con l’invito a partecipare insieme ad altri scrittori famosi a un convegno sul giallo australiano a bordo del Ghan, il treno che attraversa il paese da Darwin ad Adelaide. In un ambientazione chiaramente ispirata all'”Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie il nostro avrà modo di fare i conti con le insidie nel mondo dell’editoria, tra recensioni e autori in cerca di fascette per i propri romanzi, agenti letterari a caccia di clienti e sentimenti di amore/odio più o meno mascherati… finché non ci scappa il morto, una persona che tutti gli altri, per motivi diversi, odiavano.

Ecco cosò che la storia raccontata in tempo reale diventa, contestualmente, il romanzo tanto atteso da Ernest, in un crescendo di colpi di scena e false piste, tra altarini che si scoprono e scandali editoriali, per arrivare all’inaspettato finale.

Benjamin Stevenson, come già nel precedente romanzo, gioca con i vari sottogeneri del thriller, (legale, psicologico, ecc..) tanto che ogni parte del libro prende le caratteristiche di quella determinata categoria, offrendoci un giallo avvincente e ricco di spunti di riflessione sul mondo marcio dell’editoria. Tutto bene quindi? Non proprio! Nel romanzo ci sono tanti personaggi, ciascuno con la propria storia e tenere tutto a mente può risultare difficile se non si riesce a garantire una certa continuità nella lettura.

Ci sono inoltre molti passaggi lenti e prolissi che hanno senso fino a un certo punto; anche le descrizioni delle località australiane sono interessanti ma spezzano troppo il ritmo e la tensione che in un thriller sono fondamentali. Viene poi un po’ meno l’effetto sorpresa del narratore-protagonista del precedente romanzo, così come risulta piuttosto ripetitivo l’umorismo e il richiamo alle ‘regole del giallo perfetto”. Alla fine si tratta di un lavoro molto buono, capace di regalare delle belle ore di intrattenimento e di coinvolgimento, ma il timore che l’autore si sia sparato le sue cartucce migliori è purtroppo piuttosto forte… aspettiamo un nuovo romanzo per sciogliere la prognosi

Recensione di Enrico Spinelli

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