UCCIDERE ANCORA, di Patricia Gibney (Newton Compton)
Uccidere ancora, di Patricia Gibney
E dopo una breve pausa con un fanta-thriller di cui vi ho parlato nei giorni scorsi, torniamo a bomba in Gran Bretagna, questa volta però nel nord, in Irlanda. Parliamo qui del terzo capitolo della saga dedicata a Lottie Parker, di cui in tempi non troppo remoti avevo fatto la recensione del quinto (I bambini silenziosi). Leggendo quello, difatti, non riuscivo a mettere insieme alcune cose e mi sono reso conto che, per qualche motivo avevo saltato il terzo e il quarto, per cui, in questi scampoli di vacanza, ho deciso di rimettermi in pari.
Come per quello, anche qui il titolo originale è palesemente cambiato.
Il libro, che consta di circa 420 pagine, segue lo stesso impianto scenico solito: un prologo, poi un capitolo dedicato a ciascun giorno di indagine, con diversi sottocapitoli sempre in terza persona, che si conclude con un ultimo sottocapitolo raccontato in prima persona dal killer. Stile di lettura pulito e con pochi fronzoli, tranne laddove necessari, molto scorrevole, e con una storia sufficientemente crudele. Anche qui, come al solito.
In questa indagine l’autrice ci racconta della pessima abitudine di rinchiudere nei manicomi i bambini illegittimi nell’Irlanda degli anni 70. In effetti, l’Irlanda di quegli anni ci ha già fatto vedere il peggio dell’ipocrisia cattolica, prima fra tutte le case delle Maddalene, quindi niente di nuovo sotto il cielo. Comunque, leggere questa storia non fa bene all’umore, quindi siete avvisati.
La storia, pur contenendo (come al solito) la dose sindacale di cliché (che per fortuna non disturbano troppo), è piuttosto complicata: ci sono un mucchio di personaggi che entrano ed escono a vario titolo, e rendono la trama assai intricata. Alla fine, anche uscirne non è semplice, e difatti alcune cose rimangono comunque appese, e vedrò nel prossimo, che inizierò a brevissimo, se le vicende resteranno in sospeso in attesa di giorni migliori, o se proseguiranno lì. E il fatto di lasciare in sospeso delle cose che sono specifiche dell’indagine, a me dà davvero tanto fastidio…
Una pecca importante che ho trovato, però, è che uno dei personaggi “buoni” aveva fin dall’inizio le chiavi per risolvere la questione senza troppo spargimento di sangue, e quindi non si capisce il motivo per cui abbia taciuto. O meglio, si capisce per via di uno dei cliché, ma a mio avviso la scusa regge solo con l’aiuto di tanti, tanti, tanti sostegni.
Quindi, a conti fatti, un bel thriller, con una trama interessante, ma per certi versi “incompleto” e con uno dei colpi di scena finali cui si può credere davvero con tanta fatica.
Non per schizzinosi… Vedova, tre figli, un nipotino, una madre ingombrante, Lottie Parker non riesce a liberarsi dall’alcol e dalle pillole e si sente sopraffatta per non avere abbastanza tempo da dedicare alla sua famiglia: un’esistenza estenuante la sua, che non le impedisce però di essere una valida detective. In “Uccidere ancora”, Lottie e la sua squadra si trovano ad indagare su una serie di omicidi raccapriccianti, ricollegati al padre di Lottie, che finalmente inizia ad ottenere le risposte che cerca da tempo e che sua madre si rifiuta di darle.
Tanti personaggi, (servirebbe forse un elenco dei personaggi all’inizio del libro), in questo terzo libro le dipendenze di Lottie Parker la portano ad agire, non di rado, sopra le righe (e non mi è piaciuto il comportamento di Lottie col vecchio cane abbandonato). La narrazione su due piani temporali può, a tratti, sembrare confusionaria, ma Patricia Gibney è abile ad intrecciare tutti i fili, mettendo ogni tassello al suo posto. Forse un po’ sottotono rispetto ai due libri precedenti, resta comunque un buon thriller che invoglia a leggere i successivi.
UCCIDERE ANCORA Patricia Gibney
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