UN AMORE PARTIGIANO, di Iole Mancini Concetto vecchio (Feltrinelli – aprile 2022)
“Domenica Cecchinelli, invece, una contadina di sessantaquattro anni, al Forte tirò fuori dalla torretta di un cingolato il corpo semibruciato di un carrista di Rovigo, Edgardo Zamboni, lo distese a terra, gli pulì il viso con un pezzo di sottana. Un nazista le urlò di finirla. Non lo ascoltò, continuò a consolare come un figlio quel ragazzo. Il soldato la abbatté con un colpo di fucile. Domenica si accasciò sul cadavere di Zamboni”.
Sono tante le piccole storie, incastonate nella grande storia della Resistenza italiana, che Concetto Vecchio racconta. Ho scelto questa per l’immagine potente, quasi una “Pietà” in cui però anche la mamma soccombe.
L’asse portante del libro è la storia di Iole Mancini, staffetta partigiana, detenuta nel carcere di via Tasso, oggi divenuto Museo storico della Liberazione, in quanto moglie di Ernesto Borghesi, partigiano e combattente. Iole, oggi 102 anni, che per tener fede alla promessa nuziale, non parlò, neppure con le minacce di Pribke. La guerra, la caduta del fascismo poco dopo lo storico bombardamento a San Lorenzo, l’armistizio, la storia di una Roma “città aperta” occupata dai nazisti, tanti giovani valorosi che ci credono, che oggi non ci sono più, morti ovunque, a Porta San Paolo, alle Fosse Ardeatine.
La prosa di Concetto Vecchio è preziosa non solo perché ci racconta testimonianze di donne e uomini valorosi, ma perché non lo fa col tono asettico del cronista, ma con la poesia del romanziere. Non possiamo che ringraziare lui per averci raccontato queste storie e le donne e gli uomini come Iole ed Ernesto per averci regalato la libertà.
Recensione di Nadia Carella
UN AMORE PARTIGIANO Iole Mancini Concetto vecchio
Commenta per primo