UN ESORDIO COL BOTTO: TUTTA LA VITA CHE RESTA, di Roberta Recchia (Rizzoli – marzo 2024)
Recensione 1
Marisa e Stelvio Ansaldo si innamorano nella bottega del padre di lei e costruiscono insieme una realtà felice e serena che però, dopo 16 anni, subirà un duro colpo che metterà fine alla “vita di prima”, una terribile tragedia che travolgerà loro e i loro cari. E mentre le indagini per venire a capo di tutto procedono a rilento, con tanto di omissioni e occultamenti, i nostri dovranno ricostruire la propria esistenza facendo i conti quotidianamente con il peso del dolore e entreranno in contatto con altre realtà, anch’esse con i propri demoni e un forte desiderio di riscatto che non può non passare dall’amore.
Al suo esordio letterario Roberta Recchia ci presenta un grande romanzo di formazione corale, dove quasi tutti i principali personaggi sono in un certo senso protagonisti e rimangono impressi sia per la loro ottima caratterizzazione sia per le loro crescita interiore che seguiamo pagina dopo pagina. Un grande romanzo carico di quei sentimenti positivi che aiutano a contrastare e sconfiggere il dolore e la vergogna, un viaggio che sorprende pagina dopo pagina, pieno di dolore ma anche di tanta speranza.
Recensione di Enrico Spinelli
Recensione 2
È con piacere che ho fatto la conoscenza di questa scrittrice al suo debutto con questo primo romanzo, che a mio parere nulla ha da invidiare a titoli che vanno per la maggiore: una storia familiare, in cui una tragedia- l’uccisione della figlia sedicenne in una serata estiva, lungo la spiaggia- fa sì che esista una vita prima ed una vita dopo; una storia familiare piena di personaggi che impariamo piano piano a conoscere e ad amare, a cominciare da Marisa, figlia di Ettore e Letizia che per salvare la reputazione della figlia rimasta incinta del fidanzato che poi la ha abbandonata vogliono farla sistemare con un bravo ragazzo, Stelvio, senza immaginare che i due giovani alla fine si innamorano davvero e vivono felicemente la “vita di prima” allietata dalla nascita di due figli; poi avviene la grande perdita e la vita si tinge di opaco, di giorni in cui si tira avanti senza aspettarsi niente di buono.
E poi c’è Miriam, la cugina di Betta, tormentata da un segreto che nessuno dei familiari conosce e che la spinge a vivere una vita sgangherata e distruttiva, senza il sostegno e l’affetto di una famiglia troppo assente. Ed ancora Leo, un giovane di borgata che arrotonda le sue misere entrate facendo il piccolo spacciatore, e sua sorella, la deliziosa Corallina, che riusciranno a scalfire la corazza dentro la quale Miriam nasconde la sua fragilità.
Proprio una bella storia, che mi ha appassionato, scritta con garbo, sia quando ci mostra i meccanismi della vergogna e del lutto in tutta la loro crudezza, ma anche quando fa emergere il potere forte dell’amore e del prendersi cura. Insomma un bel racconto in cui non manca anche una piccola parte poliziesca così come l’esistenza di relazioni complicate e dense di intrighi familiari tra il detto ed il taciuto.
Recensione di Ale Fortebraccio
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