UN POSTO CHIAMATO QUI, di Cecelia Ahern (Rizzoli)
Ho apprezzato soprattutto l’originalità della storia, e i toni così poetici e fiabeschi, che mi hanno cullato dalla prima all’ultima riga. Avevo il desiderio di leggere libri che trattassero il delicato tema della “scomparsa”, ma mai avrei immaginato di imbattermi in una trama così particolare.
La protagonista della nostra storia è Sandy, una ragazza ossessionata dal timore della perdita, che non sopporta di poter perdere di vista oggetti oppure (peggio ancora) persone, senza sapere che fine abbiano fatto. È talmente tanto ossessionata da scegliere di dedicare la sua intera vita alla ricerca di persone scomparse.
Ma ecco che a un certo punto, durante questa affannosa ricerca, la ragazza si ritrova inaspettatamente catapultata in un mondo parallelo, da cui non riesce a fuggire. È un posto chiamato QUI, in cui finiscono proprio tutte le cose, le persone, i ricordi smarriti o dimenticati nel corso del tempo. Un luogo che per certi versi mi ha ricordato “la terra di mezzo” in cui finisce la protagonista di Amabili resti. È così che Sandy si ritrova divisa tra due emozioni contrastanti: la gioia di incontrare finalmente tutti quei volti che ha rincorso per una vita, e la frustrazione causata dell’impossibilità di mettersi in contatto coi propri familiari rimasti a casa…
Sicuramente è un romanzo che celebra i buoni sentimenti, e che affronta con leggerezza tematiche non banali come la perdita, la scomparsa, la lontananza dai propri cari e l’importanza della memoria, dei ricordi, che in certi casi sono gli unici lacci in grado di mantenere saldo il legame tra due persone che non si possono vedere… “A volte ti viene voglia di acchiapparli e rilanciarli indietro da dove sono venuti. I ricordi sono l’unico contatto che abbiamo. Possiamo abbracciarli, baciarli, ridere e piangere assieme a loro ogni volta che vogliamo. Sono molto preziosi.”(cit.)
Recensione di Gaia Lamanna
UN POSTO CHIAMATO QUI Cecelia Aher
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