UNA GIURIA DI SOLE DONNE, di Susan Glaspell
Un uomo viene ritrovato senza vita nel suo letto con una corda al collo.
La moglie si dondola in cucina e dichiara di avere il sonno pesante e di non aver sentito nulla. Mentre un gruppo di uomini scelti gira per casa cercando indizi sull’assassino, le donne che li hanno accompagnati si trattengono in cucina per recuperare qualcosa che possa essere utile alla moglie, portata via per interrogatorio.
Due indagini parallele sotto lo stesso tetto: una ufficiale maschile, alla ricerca di elementi utili e concreti; l’altra femminile, scandaglia tracce quasi invisibili ad altri che non sia una donna, per giungere alla verità.
Le due donne si fanno, inevitabilmente investigatori e giudici allo stesso tempo, scoprono e assolvono in un ambito che è tutto al maschile.
Sottile è la denuncia della Glaspell contro una giustizia amministrata solo dagli uomini, contro la violenza sulle donne.
Ma quello che grida ancora di più è la compassione, l’empatia che le due donne in quella cucina provano per la moglie appena portata via nelle mani della giustizia, che non è solo spirito di gruppo sessista, ma che è soprattutto pietas.
Un racconto breve, ma che suscita molte riflessioni.
Recensione di Luciana Galluccio
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