UNA STANZA TUTTA PER SÈ, di Virginia Woolf
Scritto nel 1929 e tratto da un discorso tenuto in due diverse università, Virginia qui affronta il rapporto della donne con la scrittura, della loro vita con la scrittura e della loro scrittura in quanto donne.
Quello che colpisce e’ la sua visione che abbraccia il passato e vede il futuro. Con un tono ironico tratteggia la realtà e dice semplicemente che perché accada che una donna possa dedicarsi alla letteratura è necessario che possieda del denaro e una stanza tutta per sé. Il denaro per essere indipendente e la stanza per avere un luogo in cui possa creare senza venir continuamente interrotta dalle necessità familiari.
Condizioni necessarie perché si sviluppi tecnica e talento, la cui assenza ha determinato in tutta la letteratura dell’ ottocento, la prevalenza assoluta, quasi totalitaria di autori maschili.
A leggerla oggi pare dica una banalità, eppure io credo sia una questione attualissima, seppur cambiata. Credo vi siano molte donne che ancora fatichino ad avere quella stanza.
” Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni reali. E’ questa la ragione per la quale sia Napoleone che Mussolini insistono con tanta enfasi sulla inferiorità delle donne, perché se queste non fossero inferiori, verrebbe meno la loro capacità di ingrandire. Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne. E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando vengono criticati da una donna; e come sia i possibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è brutto, questo dipinto è debole, senza procuragli molto più dolore e suscitare molta più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica. Perché se lei comincia a dire la verità la figura nello specchio si rimpicciolisce”
Il ruolo subordinato della donna, secondo Virginia, ha condizionato tutta la letteratura femminile, corrompendo l’integrità del romanziere. Alcune hanno dovuto usare uno pseudonimo maschile per essere pubblicate (George Sand) , altre riuscivano ad astrarsi nel salotto di casa e nascondevano i loro scritti per evitare contaminazioni esterne (Jane Austen), altre, troppe hanno sviluppato un’ ansia di rivincita accompagnata al contempo dalla preoccupazione del giudizio degli uomini. In pratica non sono mai state libere di scrivere realmente ciò che volevano scrivere.
E qui , interviene, con un consiglio/intuizione, a mio avviso letteralmente affascinante: la letteratura femminile dovrebbe essere una letteratura androgina per poter essere davvero libera. Sarebbe un errore creare una letteratura speculare a quella dominante maschile, perché avrebbe gli stessi difetti di questa. La nuova letteratura dovrebbe essere caratterizzata dalla collaborazione tra elementi maschile e femminile che sono presenti in ogni essere umano.
Leggerla per me e’ stato arrivare a comprendere un modo di esistere, basato sull’esigenza di stare a stretto contatto con la realtà per osservare le cose come sono e per scriverle slegate da concetti di struttura pre-esistenti.
Un modo di vivere che pone in risalto l’ esperienza personale al di sopra di ogni altra forma.
Recensione di Egle Spano’
Be the first to comment