UNA STELLA SENZA LUCE, di Alice Basso (Garzanti)
Ho conosciuto questa scrittrice con i libri della serie della ghostwriter Vani Sarca e poi ho continuato a seguirla con la serie di Anita Bo e del suo capo Sebastino Satta Ascona, sino ad arrivare a questo terzo libro, Una stella senza luce, che porta i nostri protagonisti a contatto con registi ed attori e più in generale con il mondo del cinema.
Ambientato a Torino in pieno periodo fascista, e precisamente nel 1935, il romanzo vede Anita, che lavora come dattilografa per la rivista Saturnalia, incontrare in redazione Leo Luminari, un grande regista del momento che vuole trasporre uno dei gialli pubblicati nella rivista sul grande schermo, in un film che dovrebbe rilanciare Torino come principale sede del cinema italiano, come era prima della guerra.
Il tema del cinema domina dunque la scena in questo romanzo senza tuttavia tralasciare la questione, dominante in tutti e tre i libri della serie, della censura che il regime fascista applica oramai a tutto ciò che viene messo all’attenzione del pubblico: i giornali e le varie pubblicazioni su carta, come ben sanno i nostri protagonisti che usano l’escamotage del racconto giallo per aggirare le limitazioni, ma anche le produzioni cinematografiche che non sono più libere di raccontare ciò che vogliono.
Al di là dell’attenta ricostruzione storica e della componente gialla (si, anche qui c’è una morte, forse un omicidio di cui non si riescono a capire le motivazioni), ci appassionano anche le vicende di Anita e Sebastiano e di tutti gli altri personaggi, che affiancano la coppia e la sostengono- Clara, Julian, Candida, Diana- in modo divertente ma sempre efficace.
Un libro piacevole, che manifesta una grande fluidità nella scrittura e la capacità di sdrammatizzare le situazioni più incresciose così come di descrivere con leggerezza ma anche con estrema serietà intellettuale l’atmosfera di un periodo difficile della nostra storia.
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