UNA STORIA DELLA LETTURA, di Alberto Manguel (Feltrinelli)
Un interessante mattone di 325 pagine, che tratta della storia della lettura e che comprende l’esperienza personale di Manguel.
Da ragazzo incontra lo scrittore Jorge Luis Borges, ormai cieco, e diventa uno dei suoi lettori personali, cioè uno che leggerà ad alta voce per lui, che sarà quindi i suoi occhi davanti ad un testo.
Da lui apprenderà un principio che ha fatto suo per tutta la vita, “Essere scrittore non è fondamentale, quello che è importante è essere lettore”. Per me che non so scrivere, queste parole suonano come poesia.
Manguel racconta del piacere che ha provato quando ha iniziato a leggere da solo da bambino, potendo approcciare finalmente in autonomia qualsiasi argomento. Sceglieva il libro dalla copertina (sic!) ed era fondamentale l’edizione, quella specifica copia che si poteva identificare dalla ruvidezza e morbidezza della carta, dal suo odore, da una dedica scritta di pugno… a lui non interessava la regola epistemologica per cui il testo più recente sostituisce la precedente, proprio no.
Quando leggo post che parlano di audiolibri, mi chiedo che piacere si possa trarre dall’ascolto, perché per me la carta è la base; ma leggendo questo saggio ho scoperto che la lettura è incredibilmente nata come “orale” eseguita ad alta voce da un lettore esperto. La prima traccia di lettura “silenziosa” si ha con la testimonianza di sant’Agostino, che racconta di come sant’Ambrogio leggesse senza proferir parola, perché pronunciare le parole era una distrazione per il pensiero.
Ma la chicca mi è arrivata dall’aneddoto che sto per raccontare.
Intorno alla metà del 1800, i sigarai di Cuba fondarono una società di mutuo soccorso, una sorta di movimento operaio; uno degli iscritti era anche poeta con il sogno di pubblicare un giornale per i lavoratori del tabacco, che contenesse i più svariati argomenti. Alcuni intellettuali cubani lo appoggiarono e fu stampata la prima edizione de “La Aurora”, che riscosse un incredibile successo; ma si pose subito un grosso ostacolo alla sua diffusione, l’analfabetismo, perché solo il 15% della popolazione operaia sapeva leggere. E allora bisognava risolvere con una lettura pubblica: uno degli operai avrebbe letto ad alta voce a beneficio di tutti i colleghi, iniziativa che fu subito accolta anche in altre fabbriche.
E qual era la lettura preferita dagli operai cubani? “Il Conte di Montecristo”… Ne erano talmente innamorati che scrissero a Dumas chiedendogli il permesso di dare il nome del protagonista ai sigari da loro fabbricati, e nacquero così i famosi “Montecristo”.
Che poi guarda caso è il mio romanzo del cuore, quello che più di tutti ho amato passando attraverso sofferenze reali vissute di pancia. Forse a volte potremmo provare ad ascoltare, sebbene non è certo che si riesca a trarre la medesima soddisfazione di una pagina che ti parla attraverso i tuoi stessi occhi
Recensione di Isabella Bufano
UNA STORIA DELLA LETTURA Alberto Manguel
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