UNA STORIA UNGHERESE, di Margherita Loy
Kinga è una ragazza ungherese che trascorre alcuni mesi nella cantina della sua casa di Budapest durante i bombardamenti dell’esercito russo per liberare la città dai tedeschi. Insieme a lei la madre e il fratello con la fidanzata; il padre, italiano, li ha abbandonati per tornare al suo paese, Cervignano in Friuli.
E li, tra quelle quattro mura, con la convivenza forzata con tante altre persone rifugiate, lei scrive, ogni giorno, come le aveva detto la nonna materna, regalandole una penna, quando lei era ritornata a Budapest : “Scrivi, qualsiasi cosa accada, scrivi”.
Ed è la scrittura che la aiuta a superare le paure, a esorcizzare la morte che la circonda, a sopportare freddo, fame, malattie, a sperare nel futuro anche quando intorno è tutto rovine e morti. Scrivendo ricorda anche la nonna che pian piano ha imparato ad amare, il suo primo e unico amore di cui non sa più nulla, il padre con i suoi dipinti…
Dopo quasi sessant’anni riprende in mano il suo diario che ha salvato e gelosamente custodito e scrive l’ultimo capitolo per chiudere il cerchio..
Bella storia, molto vicina al vissuto della famiglia del marito dell’autrice. La prosa è sintetica come necessita essendo un diario, con momenti riservati ai flashback e ai ricordi del passato che per Kinga diventano lenimento del male del presente
Recensione di Maria Cristina Caselli
UNA STORIA UNGHERESE Margherita Loy
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