UNA VITA, di Guy de Maupassant
A volte capita di trovarsi di fronte a grandi scrittori, il cui valore non può certo essere messo in dubbio dal singolo lettore, e di affrontare una lettura che ci lascia comunque perplessi. Per me questa situazione si è verificata col il libro d’esordio di Guy de Mapassaunt “Una vita”. Scrittura molto precisa ed asciutta, quasi assenza del dialogato se non nei punti considerati cruciali dallo scrittore, ambiente descritto in maniera molto dettagliata.
Un libro ove si percepisce bene la tragicità e la tristezza della vita, nel quale la protagonista si affaccia sul proscenio dell’esistenza come volesse andare incontro al mondo e sistematicamente vede cadere in maniera cruda e decisa ogni illusione, ogni felicità, circondata nel proprio nucleo di conoscenze dalla stessa amoralità, non più tratto distintivo del singolo, ma elemento comune e mai condannato, proprio di tutte le persone per lei significative.
Un lungo percorso in discesa, una caduta verso il basso, una continua disillusione ed una perdita continua di certezze, a cui lei stessa contribuisce con la sua incapacità di essere forte e di porre linee ferme e decise.
Voi direte: “ E l’incertezza allora dov’è?”. Ecco, anche se l’ho trovato molto graffiante nella parte finale, quando il gorgo diviene sempre più ristretto e fondo ed in altre parti, come quella che narra del tradimento e della scogliera e della morte della madre, in altri punti l’ho sentito “scivolare” via forse troppo leggero, evitando di dare quella che chiamo “l’unghiata nell’anima” che scava un varco nelle sensazioni profonde e nelle emozioni. Tutto ciò senza nulla togliere al valore dato al romanzo da tanti lettori, che rimane al di là del mio giudizio strettamente soggettivo.
A volte capita ed il bello della lettura è proprio questo: a ciascuno la stessa cosa, ma non sempre nello stesso modo…
Recensione di Giuseppe Antonelli
UNA VITA Guy de Maupassant
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