Un’intervista con l’autrice de “La Bambola di Eros”

Un’intervista con l’autrice de “La Bambola di Eros”

 

Intervista n. 235

 

Come è nato il desiderio di scrivere “La bambola di Eros”?

R: È stata colpa, o forse merito, di un cocktail micidiale: il mio vecchio diario con i suoi ricordi dolci e amari, la TV che gridava dell’ennesimo femminicidio, i soliti discorsi sulla disabilità fatti con altre donne, amiche, vicine di casa, e la frase ripetuta tante volte: “Ma perché non scrivi la tua storia… tu che hai fegato”. L’ariete che è in me è partita in quinta, la scrittrice che vorrei diventare le è andata dietro, dita, cuore e cervello si sono alleati e per tre mesi non mi hanno dato tregua. Scrivendo mi sono resa conto che un libro come quello che stava saltando fuori in Italia non esisteva. Pioniera io? Una bella responsabilità, una sfida che non ero sicura di saper affrontare, un merito che dubitavo di potermi attribuire. Eppure, ho voluto provarci perché “se ti svegli la mattina e hai voglia di scrivere”, “se vai a letto la sera e ancora avresti voglia di scrivere”, allora vuol dire che sei uno scrittore. Io lo sono.

 

 

 

Quali sono stati i principali ostacoli che hai dovuto affrontare nella tua vita e nella tua carriera artistica?

R: Oltre a quelli che ho raccontato nel mio libro, l’emarginazione dalla comunità dei giovani “vedenti” è senz’altro quella che più di altre ha influito sia in termini di tempo che modo. Crescendo, questo ulteriore handicap ha solo cambiato forma e nome diventando troppo spesso vera e propria discriminazione. Il mondo dell’arte non è diverso, anzi, ormai è acclarato che una persona non vedente non possa sperare di vincere un qualsivoglia concorso artistico, si scatenerebbero troppe polemiche. Quando ciò accade, raramente a dire il vero, si tratta sempre di operazioni commerciali studiate appositamente. Al contempo, personalmente, quanta più emarginazione mi viene sbattuta in faccia, tanto più il segugio che sono cerca lo spazio per aggirare l’ostacolo, realizzarsi e rompere gli schemi. Qualche volta funziona alla grande e io mi diverto un sacco!

La figura di Maya, il tuo alter ego letterario, è molto forte e determinata. Quanto di te c’è in lei?

R: Maya sono io in tutto e per tutto, non ho mentito, non ho infiocchettato la confezione creata per i lettori. Io sono fiera di Maya, non c’era ragione per raccontarla diversamente.

Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere ai lettori con “La bambola di Eros”? R: Non ho la presunzione di impartire una qualunque lezione di vita a nessuno. Spero che questo libro dia un po’ di coraggio a giovani donne che patiscono pene anche maggiori rispetto a quelle che ho sofferto io. Spero che leggendo capiscano che la vita passa troppo in fretta per trasformarla nella nostra prigione interiore. Mi auguro che rompano gli schemi, che si ribellino al sopruso con la forza del cuore. Spero che, proprio come me, continuino o inizino a credere davvero in sé stesse. Io l’ho sempre fatto ed è anche per questa ragione che mi sono esposta tanto.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?

R: Ho appena pubblicato su Wattpad un racconto erotico “al buio” intitolato Rosso, scritto a quattro mani con il mio compagno. Da lunedì 11 novembre, inoltre, sempre su Wattpad, ho iniziato la pubblicazione di un altro libro al quale tengo molto dal titolo La vergine delle ombre. Sto lavorando alla stesura del primo libro di otto di una saga fantasy, la mia vera passione narrativa! Con l’associazione artistica Ombre di Luna, della quale sono stata per tanti anni presidente, stiamo pensando alla realizzazione di uno spettacolo teatrale tratto da “La bambola di Eros”. Vorrei soltanto avere più tempo per scrivere. In ambito musicale, sono parte con il mio compagno del duo canoro Tursachan. I nostri progetti “cantano” di energie sottili, alieni, spiriti, ecologia e denunce sociali di vario genere. Una vita artisticamente variegata all’entusiasmo della mia… giovanissima età!

 

Intervista di Lisa Di Giovanni 

 

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