UOMO INVISIBILE, di Ralph W. Ellison.
L’anonimo protagonista racconta ai lettori la vita che l’ha portato, da ingenuo studente di un college riservato agli afroamericani a diventare leader di un non meglio precisato movimento politico che si batte per il riscatto della gente di colore nell’America degli anni 60.
Deluso da tutte le esperienze fatte, il protagonista decide di rinunciare all’identità e a ogni tipo di appartenenza, per trovare una libertà che, fatalmente, lo rende invisibile agli occhi degli altri, poiché lo porta a rinunciare a tutti gli stereotipi dietro ai quali è stato costretto a nascondersi.
Ellison arricchisce la trama, in realtà piuttosto vaga e a tratti perfino onirica, con un sotto-testo fatto di simboli, citazioni, rimandi a vari aspetti della cultura e della società americana degli anni 50, quando la politica non cercava una via per l’integrazione razziale, ma piuttosto un modo per affezionare i neri all’America bianca che governava; eppure il libro è, prima di un romanzo ideologico e uno scritto politico, anche un originale romanzo di formazione e introspezione, nel quale la ricerca della soluzione alla “questione Afroamericana” si trasforma nell’analisi dell’animo umano, mentre il percorso formativo assume toni sempre più pessimisti, procedendo con il racconto, fino alla scelta finale che racchiude comunque in se’ l’ultimo germe di speranza e di ribellione.
Una lettura certamente non facile ma di forte impatto emotivo, consigliata a chi ami l’analisi introspettiva e sia alla ricerca di spunti di discussione sempre attuali.
Recensione di Valentina Leoni
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