VARDØ. DOPO LA TEMPESTA Kiran Millwood Hardgrave 

VARDØ. DOPO LA TEMPESTA, di Kiran Millwood Hardgrave

 

VARDØ. DOPO LA TEMPESTA, di Kiran Millwood Hardgrave  recensioni Libri e News
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Recensione 1

Ho voluto scegliere questo libro per prepararmi intimamente al giorno di Ognissanti.
Questo libro non parla di spiriti, non parla di regno dei vivi e regno dei morti, non parla di leggende celtiche.
Questo libro parla di donne… di streghe…
Le donne nella Storia non sono mai lasciate in pace. Sono foriere di Vita e per questo pericolose. Hanno un “potere” che al maschio non è dato e, ovviamente, gli uomini hanno da subito messo le mani avanti caso mai a qualcuna fosse venuto in mente di usarlo o, peggio ancora, di affermarlo.

 

 

Siamo nel 1600. Qualsiasi donna “diversa” viene perseguitata e costretta a confessare che la sua diversità ha a che fare col Demonio.

Questo libro ci racconta la storia di un villaggio situato nell’estremo Nord Europa. Poche case, estrema povertà, una brevissima estate dove il sole non tramonta mai e un lunghissimo inverno dove le tenebre fanno da padrone.
In questo villaggio non esistono i soldi: non servono… Qualcuno alleva le renne per avere la carne, gli uomini escono per mare, le donne cuciono e conciano pelli di foca per proteggersi dal freddo.
Una burrasca improvvisa un bel giorno cancella gli uomini dal villaggio. Tutti, nessuno escluso.
Lo sgomento è forte, la disperazione trafigge i cuori di queste donne e il freddo è talmente intenso da costringerle a “parcheggiare” le salme dei loro uomini in una rimessa perché non si può spaccare la terra per poterli seppellire.

Si vive o si muore, nulla altro.
Queste donne voglio vivere eppure… è male.

 

 

Il rovesciamento della supremazia del maschio in questa terra dimenticata da Dio (in tutti i sensi) fa talmente tanto paura che si cerca subito rimedio. Dalla Scozia lo si fa arrivare perché, attenzione, le donne vanno a pesca per non morire di fame… le donne indossano i calzoni per macellare le renne per non morire di fame. Le donne mandano avanti il villaggio e si ritrovano tutte insieme in una casa per non morire di freddo.

E tutto questo è male…

Dovevano lasciarsi morire e non lo fanno… Male, molto male. L’occhio Inquisitore si posa su di loro fino alla fine… fino a quando anche le tenebre tacciono.

Per non dimenticare… Mai

Buona lettura

Recensione di Rita Annecchino

 

Recensione 2

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Il romanzo si svolge nell’arco di tre anni, dal Natale 1617 fino al 1620. Siamo al villaggio di Vardo, piccola isola all’estremo Nord-Est della Norvegia, “dove non crescono neanche gli alberi, solo i licheni”. Immersa in una natura selvaggia e in continua lotta per la sopravvivenza, vive una piccola comunità di pescatori, in stretto contatto – e contrasto – con i samì, (lapponi) in un connubio tra riti pagani e cristiani.

Alla vigilia di Natale del 1617 una violenta tempesta affonda le barche in mare e tutti gli uomini abili del villaggio muoiono.

 

 

E’l’apocalisse per il resto del piccolo gruppo, in una terra scarsamente abitata, isolati dal mondo, chiusi nel freddo inverno artico. Dopo qualche mese di abulia totale, la volontà di vivere chiama forte e le donne rimaste sole, guidate dall’intrepida Kirsten, si mettono per mare e vanno alla pesca, coltivano quel poco di terra utile, bastano a se stesse.

Purtroppo le donne sole e forti sono sempre state malviste dalla storia e anche queste, che potrebbero passare inosservate ai margini del mondo, incappano nell’arrivo di un nuovo sovrintendente, Absalom Cornet uno scozzese assai ambizioso, con un passato di cacciatore di streghe. Si porta appresso la giovane moglie Ursa, una ragazza di Bergen, troppo timida, spaesata, troppo succube del marito. Da quando l’autorità costituita mette piede a Vardo, sarà l’inferno per tutte.

 

 

Un romanzo potente, che mi ha letteralmente conquistata dalla prima pagina all’ultima. Lo stile è diretto, senza fronzoli, gelidamente concreto. Basato su di un fatto storicamente avvenuto, l’autrice ci racconta una realtà lontana, fatta di donne “che sono alla mercé del vento e del mare” ai quali si inchinano, spesso con riti pagani, sporche, ignoranti, ma con una forza e una determinatezza che alla fine pagano, scavano un buco anche nell’inferno.

Leggetelo amiche mie, con la mente aperta, per conoscere uno dei tanti episodi vergognosi della nostra storia, perché non si ripeta più che siano sempre le donne a pagare, dove gli eventi anche i più drammatici, nascondono un piccolo lume di calore che rompe i ghiacci.

Recensione di Carla Maria Cappa

 

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