VECCHI RAGAZZI, di Elda Torres (Manni – luglio 2022)
Ho letto Vecchi Ragazzi, raccolta di tre romanzi recante ciascuno un titolo evocativo Scuola d’amore – Gli anni bui della luce accecante – D’amore e di guerra, nel giro di soli 3 giorni. I tre romanzi sono narrati in prima persona, ma in modo del tutto neutro, con una sperimentata immediatezza di modo che l’io narrante… diventa ben presto un corale noi, voi, loro, che passa attraverso tutte le storie raccontate.
Così l’autrice ci rivela la sua arte del racconto, composto come un mosaico, dove ci viene svelato, pezzo dopo pezzo, il risultato finale al termine del terzo romanzo, che ci riporta all’inizio. La narrazione dell’intera trilogia si svolge quindi in modo circolare, con un inizio su un enigma che viene rivelato però solo alla fine. Il racconto si sviluppa nel tempo presente attraverso sequenze descrittive, narrative, riflessive, dialogiche, illuminato o meglio abbagliato da una serie continua di flash back e di zoomate verso il passato, che ci rivelano man mano ciò che è accaduto.
L’uso del presente storico – molto frequente nella prosa narrativa, nel giornalismo e nella lingua orale – ha lo scopo di coinvolgere meglio il lettore e chi ascolta agli eventi narrati. Allo stesso modo, come avviene nei nostri ricordi quando risalgono alla memoria inaspettati, con tanti vuoti, che danno al lettore l’opportunità di ricostruire da solo, passo dopo passo, tutta la storia o meglio le tante vicende raccontate.
La trama della intera trilogia narra l’amore di una coppia, Gioia e Max, di come si trasforma nel tempo, del loro matrimonio tormentato perché Max non sopporta che la moglie si realizzi nella scrittura. Ma alla fine ritrovano l’armonia famigliare, così come avviene nell’odissea di Ulisse dopo il ritorno alla sua Itaca.
Vecchi ragazzi è anche la storia di un viaggio nella memoria, una specie di Recherche du temps perdu, solo che qui, i ricordi invece di essere evocati attraverso la madeleine inzuppata nella tazza di the, sono scatenati da un fatto di cronaca nera, il ritrovamento di un cadavere, con cui prende il via l’intera trilogia.
Le vicende narrate vengono man mano sviluppate, anzi mostrate, attraverso una scrittura che esprime -oltre al racconto delle vicende stesse- osservazioni, pensieri, sensazioni e sentimenti autentici, genuini e senza finzioni. Questo conferisce alla sua prosa un’incantevole freschezza, autenticità e vitalità, ma anche uno stile che è proprio della narrativa senza tempo, alla stessa stregua de I Promessi Sposi o Il Nome della Rosa.
Insieme alla storia d’amore di Gioia e di Max -che fa da filo conduttore- vengono narrate le vicende dei loro figli, Niccolò e Giulia, dei loro genitori, dei parenti e degli amici, dei soggiorni tra Firenze, Parigi, Roma, Bologna e il mare (immagino le Marche, anche se non viene esplicitamente detto), dei viaggi a New York, delle frequentazioni, delle letture e delle citazioni della protagonista, che essendo donna di grande cultura e con un notevole spirito di osservazione e di ironia, sono sempre argute e sapienti.
Vecchi Ragazzi è il romanzo che avrei voluto scrivere, perché è una costruzione coerente di temi intimi e collettivi, politici e filosofici; una messa a fuoco dell’esistenza con tutte le sue contraddizioni, aspirazioni, illusioni e speranze; una ricerca della felicità con la consapevolezza però di un senso del limite, di una perenne imperfezione, di qualcosa che manca e che si deve sempre ancora raggiungere.
Tutto questo, avendo come sfondo la storia d’Italia dalla fine del fascismo in poi, la rivoluzione studentesca del 68, gli anni 70, 80 e 90, raccontata però in modo inverso a com’è accaduta: dapprima il presente poi il passato che ritorna attraverso una serie di ricordi, di scoperte, di ritrovamenti – come quello del manoscritto misterioso del padre di Gioia – dove il non detto è più rivelatore di ciò che viene detto, con un’astuta e raffinata tecnica comunicativa usata dalla scrittrice.
La suddivisione in piccoli capitoli di 4/5 pagine al massimo ne facilitano la lettura e orientano il lettore attraverso i titoli attribuiti, che sono poi una sintesi anticipatoria dei temi trattati, come i titoli dei fatti di cronaca, che è poi una tecnica classica e medievale ma anche postmoderna, che dà alla vicenda un sapore antico ma anche estremamente contemporaneo, una fabula che si è sempre vissuta, nonostante il passar dei secoli e dei millenni.
Recensione di Ornella Orlandoni
VECCHI RAGAZZI Elda Torres
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