Vicolo dell’acciaio, di Cosimo Argentina (Hacca – maggio 2022)
Anche se trasferitosi ormai da oltre vent’anni in Brianza, Cosimo Argentina torna a raccontare la sua città d’origine, Taranto, con la sua solita cruda disillusione e lo fa con una lingua che per me è la cosa più bella del romanzo, un originale ed efficacissimo impasto di dialetto tarantino e italiano letterario.
È la storia di un ragazzo, Mino, e la sua famiglia (operaia) impegnati in una vera e propria guerra di trincea con la vita. Tutto centrato sulla sfibrante e “cancerogena” dipendenza dal lavoro che “si deve comunque poter mantenere” per sopravvivere, all’Ilva di Taranto dove la tragicità delle morti bianche sul lavoro sono una costante insieme alle neoplasie causate dall’altissimo inquinamento, abbinata alla smania di riscatto sociale.
I suoi personaggi scolpiti dalla luce sebbene inderogabilmente soffocati dagli eventi sono riusciti a commuovermi.
Romanzo fortemente impegnato, nato dalla rabbia e dal dolore, eppure sempre ironico e non di rado divertente, Vicolo dell’acciaio conferma per l’ennesima volta come Cosimo Argentina sia uno degli scrittori italiani al contempo più validi e più sottovalutati in circolazione.
Buona lettura a voi
Recensioni di Lucia Moscatelli
Vicolo dell’acciaio Cosimo Argentina
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