VIRDIMURA Simona Lo Iacono

VIRDIMURA, di Simona Lo Iacono (Guanda – febbraio 2024)

 

 

Emozionante. Adesso che ho appena finito di leggere “Virdimura” di Simona Lo Iacono, questa è la prima parola che mi viene in mente per descriverlo. Era partita in sordina, la storia di questa protagonista un po’ insolita, avevo affrontato le prime pagine con un po’ di distacco, forse ancora troppo presa dalla lettura precedente, che avevo amato moltissimo. Pagina dopo pagina, però, Virdimura mi ha conquistata: la sua storia piuttosto originale, narrata in prima persona, ha saputo farmi riflettere, ma soprattutto mi ha emozionata.

 

 

Prima donna ad essere autorizzata a svolgere l’attività di medico (permesso accordato nel 1376, in Sicilia), Virdimura cresce con il padre, che la ama teneramente e le insegna tutto ciò che sa fare per curare il prossimo, specialmente poveri ed emarginati dalla società. La vita di un medico ebreo che cura i più indigenti e che studia anche i cadaveri non è certamente delle più semplici in una Catania cristiana che non sa accettare la diversità, culturale e sociale. Virdimura conoscerà giorni terribili, ma anche l’amore, che le regalerà una nuova vita sempre all’insegna della cura dell’altro. Ben scritto, con uno stile ricercato, originale e assolutamente godibile, il romanzo scorre come un fiume in piena capace di travolgere gli argini.

 

 

All’inizio, le atmosfere medievali ricordano vagamente il leggendario “Medicus”, sempre in tema di storia della medicina, anche se poi la Lo Iacono riesce ad intessere una trama originale, sorprendente, emozionante e oltremodo commovente, in diversi passaggi. Farò sicuramente tesoro degli insegnamenti che il medico Josef lascia a suo figlio Pasquale: “Impara da tutti i popoli. Scegli in ognuno di essi qualcosa che ti appartenga per sempre. Non scansare la diversità, non evitare la fatica, non scandalizzarti del peccato. Leggi più che puoi, nei libri e sul cielo. Sii visionario, ma concreto. E sognatore, ma senza mai pensare che il sogno sia un modo di fuggire la realtà. Amala, la realtà, qualunque essa sia. La vedrai meglio se saprai immaginarla. Dovrai avere le mani sempre vuote, il cuore pieno, i calzari slacciati e logori”.

Ora che ho terminato di leggere questo libro mi sento in qualche modo persa, sento che qualcosa mi manca. Ma, come l’autrice fa dire ad Urìa, “Chi ama ha nostalgia di chi manca”. Da leggere, assolutamente.

 

Recensione di Eleonora Saia

 

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Commenta per primo

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.