VITA E DESTINO, di Vasilij Grossman (Adelphi-marzo 2022)
Recensione 1
Il romanzo dipinge un poderoso affresco dell’Unione Sovietica in uno dei momenti più delicati e fondamentali della sua storia, i mesi tra il 1942 e il 1943, attraverso le vicende dei componenti della famiglia Saposnikov e dei loro amici: la parte centrale del libro è tutta dedicata all’epopea della battaglia di Stalingrado, ma molte sono le storie che si intrecciano in questa trama complicata, che vede agire soldati e comandanti, gente comune capace di eroismi sia che si trovino al fronte sia che combattano la loro guerra da casa, da una prigione politica, da un lager o da un laboratorio di fisica.
Lo stile dell’autore, che molto deve alla grande narrativa Russa del quale può essere considerato l’ultimo genuino esponente, alterna capitoli brevi a paragrafi molto più lunghi, un modo originale per scandire la percezione del tempo che passa, mentre al lettore si chiede di mantenere sempre desta l’attenzione perché la frammentarietà dello scritto prevede l’inserimento continuo di nuovi personaggi che quasi mai vengono ufficialmente presentati, richiedendo al lettore lo sforzo intellettuale di capire dove porli rispetto alla storia e come collegarli ai personaggi già noti, procedimento non sempre immediato a causa dell’abitudine dei romanzieri russi di presentarli con il nome e il patronimico.
Grossman mostra una forte solidarietà con i suoi personaggi dei quali traduce pensieri e sentimenti attraverso la tecnica del flusso di coscienza, cogliendo tanto sfumature quotidiane quanto riflessioni filosofiche, evidenziando aspetti positivi e negativi di ogni personaggio, da quelli secondari ai grandi personaggi storici come von Paulus e Stalin, con una potenza descrittiva non inferiore a Dostoevskij, l’autore che più si avvicina ai moduli espressivi di Grossman.La chiave per comprendere a pieno un libro così complesso è già nel titolo, un binomio perfetto per un romanzo russo, è il rapporto tra la vita, intesa come percorso del singolo e il destino, ovvero ciò che attende non solo il singolo ma la nazione a cui appartiene, l’ideologia che la sostiene, la sua storia e il suo futuro.
Vita e Destino è considerato un grande capolavoro della letteratura mondiale, tuttavia non è un titolo così noto, a causa dell’oggettiva complessità della lettura: consigliato agli appassionati del romanzo russo, del romanzo storico e a tutti coloro che non temono una lettura difficile..
Recensione di Valentina Leoni
Recensione 2
Da quando la guerra è scoppiata questo libro ho iniziato a chiamare sempre più forte… sempre più forte.
Trattasi dell’ultimo grande, enorme, vero, romanzo Russo del Novecento. Un dannato capolavoro.
Difficilissimo, ciclopico, con decine di personaggi intenti a tessere le fila del loro proprio destino, destino che poi, messo insieme agli altri, andrà a comporre l’arazzo della Storia.
Ambientato negli anni e nei territori del terribile conflitto tra URSS e la Germania nazista, troverete il Male, qui dentro. Il male che per sua stessa natura assume la forma che meglio lo rappresenta e che più gli è consona: quella dei Totalitarismi (rossi o neri, non importa). Vedrete che i sorprusi, la violenza, lo stato di polizia, i lager, non sono affatto “errori collaterali”, falle “evitabili” in questi sistemi: essi ne sono l’espressione suprema, l’essenza ultima. E non esiste potere forte, o “uomo forte al potere”, che non preveda l’utilizzo di questi mezzi tremendi e temibili… perchè questi a ben guardare non sono “un mezzo”. Sono il Fine.
Il Bene, poveretto, assume tutta un’altra dimensione. Esiste solo su scala individuale, sottoforma di comportamenti fugaci della singole persone, come gesto estemporaneo, illogico, labile come un filo d’erba ma che tuttavia persiste nella Storia e che, proprio come un fiore selvatico, è capace di venir fuori dal nudo cemento… o dai cingoli di un carro armato.
Chi vincerà tra queste due forze così diverse? Chi ha vinto, a ben guardare, tra questi due archetipi (il bene e il male) durante la seconda gurra mondiale? Voi lo sapete?
Quello che sappiamo è che la Russia, la grande paranoica e paranoide Russia, fermò il nazismo a Stalingrado. Fu un grande Male a sconfiggere un grande Male.
Questo è quello che mi porto via, con profonda amarezza.
Questo, e le vicende individuali che imperlano il romanzo, alcune in particolare.
La dottoressa ebrea che “adotta” un orfano del Lager e che sceglie di non salvarsi la pelle, accodandosi alla fila che conduce al gas, pur di non lasciar morire solo il bambino.
La vecchia che tra le macerie vede il corpo straziato, irriconoscibile della figlia, e che cerca per terra un mattone col quale spaccare la testa al prigioniero tedesco ma che poi, incomprensibilmente, finisce per porgergli un pezzo di pane (mio dio, mio dio, quanto ricorda la Segre!)
Sturm, con le sue umanissime incoerenze, i suoi tormenti che sono i tormenti di noi tutti e che nella mia immaginazione, quella che mi porta ad attribuire un volto ai personaggi più amati, era Franco Battiato (e ci sono stata anche io in questa storia -evento rarissimo- o meglio, c’era una donna che aveva non dico il mio volto, ma i miei occhi sì, seppur di un altro colore).
Ma queste sono frivolezze, ognuno poi troverà le sue personali assonanze e dissonanze, amerà di più una parte piuttosto che un’altra.
Quello che conta è il messaggio di verità che qui dentro c’è, eccome. Vita e destino lascia una profonda eco nell’anima del lettore, è un’ opera che in questo momento storico fa vibrare l’aria, i sassi, la taiga russa come la foresta nera.
Perchè mai come ora speriamo, preghiamo, imploriamo, che La Storia non si ripeta.
Mai come ora.
Recensione di Nicoletta Tamanini
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