VOCI DALLA SHOAH. Testimonianze per non dimenticare Liliana Segre Goti Bauer Ytzhak Katzenelson Nedo Fiano Oliver Lustig

 

VOCI DALLA SHOAH. Testimonianze per non dimenticare, di Liliana Segre, Goti Bauer, Ytzhak Katzenelson, Nedo Fiano, Oliver Lustig – prefazione di Alessandro Galante Garrone A cura di Claudio Facchinelli (Gaspari Editore – gennaio 2020)

           

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Tatuamoci le vostre parole sulla pelle, sul cuore. Il vostro nome. Per non essere mai più annientati. In questo giorno dedicato alla memoria di chi non c’è più e di chi ha subito la Shoah, il lutto ricopre tutti noi e interroga la vergogna che ancora giace sulla terra dolorante, perché brucia ancora l’antico dolore. Perché ancora oggi il male serpeggia fra gli uomini e alimenta sentimenti sbagliati.

«Questo libro è dedicato alla memoria dei milioni di vittime della Shoah e a tutti coloro che ancora oggi, in ogni parte del mondo, nell’indifferenza della società civile, soffrono per la sopraffazione, l’intolleranza, la discriminazione razziale» Sono le parole che troviamo in esergo, ancor prima della premessa alla seconda edizione scritta dal curatore. Claudio Facchinelli aveva a cuore continuare a diffondere le testimonianze riportate in questa raccolta di diari e memorie di storia italiana, la cui prima edizione era esaurita da tempo. Fra pochi anni, non ci saranno più superstiti per raccontare gli orrori di Auschwitz. Così è nata questa riedizione.

 

 

La prima testimonianza è in versi, si tratta di un brano poetico preso dal “Canto del popolo ebreo massacrato”, di Ytzhak Katzenelson: «…vagoni vuoti! Eravate pieni ed eccovi vuoti di nuovo, / Dove mai vi siete sbarazzati dei vostri Ebrei? Che è mai loro accaduto? / Erano diecimila, contati, registrati – e siete già di ritorno? / Oh, ditemi, vagoni, vagoni vuoti, dove siete stati?» (pp 9-10)

E a seguire leggiamo le altre voci, quelle di Liliana Segre, Goti Bauer, Nedo Fiano e Oliver Lustig. Agghiaccianti. Nella prefazione di Alessandro Galante Garrone si coglie il senso e il dovere che ogni essere umano deve ritrovare in seguito ad episodi storici di genocidio e carneficina: «Auschwitz e Hiroshima indicheranno per sempre, nella storia multimillennaria del nostro piccolo pianeta, una svolta decisiva, di cui gli storici futuri misureranno tutte le conseguenze oggi incalcolabili. Due nomi, quelli ora fatti, del 1945, che possono essere assunti a simbolo della nostra epoca. Il primo, rivelatosi al mondo con estrema difficoltà, tra molti travestimenti, ipocrisia, indifferenza, viltà, di individui, governi, popoli, istituzioni profane e sacre, e apparsi in tutta la loro tragica luce solo col crollo della potenza nazista in Europa; il secondo, percepito nel bagliore infernale di un attimo, nei cieli del Giappone. Ma visti nel profondo dei tempi, essi sono accomunati dalla ferocia o dalla follia autodistruttiva dell’umanità. Eppure dobbiamo constatare che, nonostante tutto questo, gli uomini continuano a ridere, piangere, trastullarsi, uccidersi, come prima, come sempre.» (p 12).

 

 

Sono sempre meno i sopravvissuti alla Shoah, e mai come oggi è urgente tramandarne la memoria e contrastare i negazionismi. Ricorda l’editore Marco Gaspari, che gestisce anche una libreria Einaudi a Udine: «Un giorno notai uno sputo sulla vetrina della libreria, in corrispondenza del libro “Voci dalla Shoah”. All’inizio pensavo fosse una casualità, ma quella notte mi ricordai di ciò che diceva la Segre, sui ragazzini della sua stessa età che le sputavano addosso quando usciva dalla fabbrica in cui era costretta a lavorare. La mattina dopo ho denunciato l’accaduto ai giornali e alla Digos, perché non bisogna mai lasciar andare le cose. Mi sento contento di averlo fatto, perché non bisogna mai abbassare la guardia.»

La stessa Liliana Segre è consapevole quanto sia difficile parlare dell’orrore vissuto: «Leggendo Primo Levi, mi sono resa conto che nell’indicibile di Auschwitz, c’è la spiegazione dei negazionisti: in questo indicibile c’è tutta la potenza che hanno i negazionisti, perché se qualcosa è talmente aldilà della realtà conosciuta da molti, è più facile credere che Auschwitz non sia mai esistita. Per questo è un bene che esista il libro e l’editore che riceve lo sputo sulla vetrina, perché lo sputo non è che l’inizio. Chi lo riceve dovrà andare a denunciare, in modo che le parole d’odio che vengono subito dopo lo sputo si trovino in un mondo che sta a sentire, e condanna le parole dell’odio.»

 

Recensione di IO LEGGO DI TUTTO, DAPPERTUTTO E SEMPRE. E TU? di Sylvia Zanotto  

 

VOCI DELLA SHOAH. Testimonianze per non dimenticare Liliana Segre, Goti Bauer, Ytzhak Katzenelson, Nedo Fiano, Oliver Lustig

 

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