ZOMBIE, di Joyce Carol Oates
Meglio non fare arrabbiare l’autrice, questa eterea ottantenne dal viso dolce e lo sguardo fragile, potrebbe essere molto pericoloso. Potrebbe, in particolare, decidere di farci conoscere ancora meglio Quentin_P, il protagonista di questo romanzo, liberamente ispirato dalla storia del cannibale di Milwaukee.
Di Quentin ci racconta già per 180 pagine, interminabili per orrore e brevissime per fascinazione.
Q_P, figlio di una famiglia benestante, coccolato da mamma, nonna e sorella, supportato dal padre, ricco e affermato, ha un progetto, creare il suo Zombie, schiavo sessuale ma anche orsacchiotto da coccolare. E come tutti i progetti importanti, prima di realizzarlo ha bisogno di molte prove.
È proprio Quentin (e in qualche rarissima apparizione, “l’altro” Quentin) a raccontarci i fatti, quindi scordatevi che ci risparmi qualcosa, nessuna mediazione, nessuna pietà. Orrore tanto più sconvolgente, quanto più vissuto come normalità.
La Oates arriva sempre come un cazzotto, questo non è un libro per stomaci delicati. Ma come sempre, è un bel libro.
ZOMBIE Joyce Carol Oates
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